mercoledì 27 maggio 2015

Il bagnetto del bambino

Il personale della nursery, prima della dimissione, insegna alla neo mamma come fare il bagnetto al bebè. Ma a casa, da sole, tutto sembra più difficile e pericoloso. Niente paura: innanzitutto è bene prepararsi tutto il necessario prima, in modo da avere asciugamani e vestiti puliti a portata di mano, vicino alla vaschetta, e comunque in un luogo ben riscaldato. L’importante è immergere il bimbo piano piano fino al collo e sostenuto con il nostro braccio. “Basta abituarlo all’acqua, anche se in realtà è un elemento che già conosce bene, avendoci convissuto durante i mesi di gestazione” suggerisce Daniela Callegari, pediatra presso il Centro Medico Santagostino di Milano. “Nonostante ciò ci sono alcuni neonati che piangono disperatamente durante il bagnetto perché ancora non sono abituati alla sensazione di vuoto e libertà assoluta che si prova nell’acqua, preferendo invece la sicurezza che offre un abbraccio. Se il bagnetto gli crea malessere si può diradare e farlo ogni due o tre giorni piuttosto che quotidianamente, ma va detto che il neonato facendo esperienza e notando che non gli succede nulla, si abitua e imparerà ad apprezzare questo momento”.
Il momento ideale per fare il bagnetto? Sicuramente la sera in quanto concilia il sonno, prima dell’ultima poppata. E la temperatura? “L’acqua deve essere poco più calda della temperatura corporea, quindi attorno ai 37 gradi. Ricordate che bagnetto deve durare pochi minuti, soprattutto se parliamo di neonati” consiglia Callegari. Uno degli strumenti che vi servirà è il termometro per misurare meglio la temperatura dell’acqua. Potete acquistare anche, magari a partire dai 3 mesi di età, particolari sdraiette da bagnetto: si tratta di un sedile dove appoggiare il bimbo in tutta sicurezza. Procuratevi poi a vostro piacimento anche dei giochi appositi da mettere in acqua durante il bagnetto.
“Un consiglio che mi preme dare ai papà è quello di fare il bagnetto insieme al proprio bambino, perché consente di vivere un momento di identità fisica con il proprio figlio, sensazione che invece la mamma ha già vissuto per nove mesi. Naturalmente bisogna essere sempre in due per motivi di praticità e sicurezza”.
Per quanto riguarda i capelli del neonato, si possono lavare durante il bagnetto oppure, per non fargli prendere troppo freddo, basterà avvolgerlo nell’accappatoio a triangolo, studiato apposta per i piccoli, e procedere al lavaggio dei capelli con uno shampoo delicato. Consigliati in questa fase di crescita sono gli shampoo-olio, delicati sulla cute e utili anche per rimuovere la crosta lattea.

martedì 19 maggio 2015

Ricette di base

Brodo vegetale di base

Ingredienti per una persona:
-1 carota
-1 zucchina
-1 pezzetto di zucca
-0,50 di patata

PREPARAZIONE
1)Pulite e tagliate le verdure a pezzi. Cuocetele in 600 ml di acqua senza sale fino a ridurre della metà il volume iniziale. Filtrate il brodo con un colino fine senza schiacciare le verdure.

Crema di patate al prosciutto:

Ingredienti per una persona:
-200 ml di brodo vegetale
-100g di patate a pasta bianca
-30g di prosciutto cotto, magro
-1 cucchiaio di olio

PREPARAZIONE
1) sbucciate, tagliate e lavate a cubetti piccoli le patate. Mettetele in una pentola insieme al brodo freddo, portatele a ebolizione e lessatele per 8 minuti a calore medio-basso.
2) schiacciate con una forchetta le patate e aggiungete il prosciutto cotto, passato al setaccio o frullato molto finemente. Mescolate e completate con l'olio.


Polenta arricchita

Ingredienti per una persona:
-200 ml di brodo vegetale
-20g di farina di mais
-30g  di crescenza
olio

PREPARAZIONE
1)mescolate e stemperate la farina con 4-5 cucchiai di brodo freddo. Portatevi quasi a bollore il resto del brodo, unitevi la pastella di farina amalgamandola con una frusta e sciogliendola bene.
2)riducete al minimo la fiamma e cuocete per 8 minuti scarsi. Levate dal fuoco e aggiungete il formaggio, la carne o il pesce e mescolate bene. Lasciate intiepidire quindi aggiungete l'olio.












lunedì 11 maggio 2015

Ricette per bambini da 5 a 9 mesi

Intorno ai 5 mesi parte lo svezzamento, si comincia, cioè, a nutrire i bambini con i primi alimenti diversi dal latte. Mi ricordo il giorno in cui cominciai a dare al mio bambino il primo alimento nuovo: omogenizzato di mela. Già sapeva cos'era un cucchiaino, perché lo usavo per dargli le vitamine. Quel che non aveva mai visto era il contenuto. Appena glielo avvicinai, subito spalancò la bocca, probabilmente pensando che si trattasse delle vitamine che tanto gli piacevano. Quando richiuse le labbra, improvvisamente sbarrò gli occhi e spalancò la bocca ancora piena, con un visetto terrorizzato che diceva "Ma mamma! Ma cosa mi fai! Perché mi fai del male? Perché mi riempi la bocca di questa robaccia? Mi vuoi soffocare?" e ci è voluto parecchio tempo per convincerlo a deglutire.
bambino che mangia la pappa all'inizio dello svezzamento
Una volta abituato all'omogenizzato di mela, pensai che tutta la strada ormai fosse in discesa...niente di più sbagliato. Non bisogna mai dare nulla per scontato. Il bello arrivò con la prima pappa con il liofilizzato. Tutti (pediatri, luminari e menti brillanti) suggerivano di cominciare con l'agnello perché è la carne più digeribile in assoluto. Per un po' di giorni tentai di fargli mangiare quella deliziosa pappa. Il mio bambino, però, si dimenava, piangeva, non voleva più vedere nemmeno il cucchiaino da lontano. Io avevo fretta che imparasse a mangiare, perché da lì a poco sarei dovuta rientrare al lavoro e avevo bisogno che almeno a pranzo non si attaccasse più al seno, ma mangiasse la pappa. Ovviamente non ne voleva affatto sapere di biberon. Alla fine feci quello che i pediatri vietano categoricamente di fare durante lo svezzamento: in preda a paurosi rimorsi di coscienza, aggiunsi dello zucchero alla pappa. Successe quello che non avrei mai osato sperare: il mio bambino, sfinito ed affamato, cominciò a mangiare. Mi accorsi più tardi che il bambino non aveva mangiato perché la pappa  zuccherata gli piacesse in quanto dolce, ma perché lo zucchero copriva il saporaccio terribile del liofilizzato di agnello. Quando passai al coniglio, proseguire con lo svezzamento fu più facile.

I miei primi consigli per iniziare lo svezzamento, quindi, sono:
  • Armatevi di santa pazienza, non ce n'è mai abbastanza per insegnare ad un bambino a mangiare.
  • Non usate il liofilizzato di agnello. Non conosco alcun bambino a cui piaccia. Servirebbe solo a rendervi la vita impossibile.
  • Non forzate mai il bimbo a mangiare un dato alimento. Più insistete, più lo rifiuterà. Riproponeteglielo a distanza di qualche giorno, magari in consistenze o pappe diverse. Alla fine lo apprezzerà.
In questa sezione di Pappa e Bambini potete trovare molti consigli e ricette su come alimentare il vostro bambino dai 5 ai 9 mesi. Ci sono indicazioni su come preparare le pappe e quando introdurre i vari alimenti. Alcune pagine sono dedicate alla preparazione casalinga degli omogenizzati. Molti consigli trattano, inoltre, il problema molto comune del rifiuto delle bevande da parte del bambino. Non perdetevi, infine, la pagina che spiega come preparare il cibo in casa risparmiando tempo.

venerdì 1 maggio 2015

Separarsi dai propri figli: ogni tanto fa bene!

Separarsi ogni tanto dal figlio è utile anche per garantire una crescita sana e armonica del bambino dal punto di vista psichico. Una giusta distanza infatti favorisce la costruzione dell’identità del bambino, che solo separandosi ha la possibilità di fare le sue prime esperienze di autonomia e di svilupparsi come individuo.  

Più studi dimostrano che il bambino ha bisogno di non avere un solo care giver, ossia un’unica figura di riferimento che si prenda cura di lui, perché interfacciandosi con più persone si allena alla comunicazione e alle doti relazionali.

Paradossalmente certe esperienze di autonomia erano più facili in passato, quando si avevano tanti figli e  la delega della genitorialità era vista come la cosa più normale, perché erano i fratelli grandi o altri famigliari a badare ai più piccoli. Oggi, che di figli se ne fanno sempre meno, la mamma accentra su di sé quasi tutta la gestione del figlio e mal sopporta l’idea di delegarla ad altri, per quanto fidati. 
     CONSIGLI PER I GENITORI:
  • Salutarlo con gioia e serenità. Vietato andar via affrante: un’espressione triste e ansiosa si trasmette al figlio, che di conseguenza si sentirà in ansia e non sicuro per quel che lo attende e farà di tutto per non lasciarci andare. Salutiamo il bambino con un sorriso e guardandolo negli occhi, perché lo sguardo stempera l’ansia. 
  • Non andar via di nascosto. Vietato anche scomparire all’improvviso: il bambino va sempre avvisato che mamma e papà stanno andando via, altrimenti quando lo scoprirà avrà la sensazione di essere stato abbandonato. 
  • Rassicurarlo del nostro ritorno. Che stiamo via solo una notte o più giorni, comunichiamo al bambino quando torneremo, rassicurandolo del fatto che i genitori si assenteranno ma torneranno il giorno X perché è giusto che anche mamma e papà che si vogliono bene possano prendersi un momento per sé, senza che questo significhi volergli meno bene.  
  •  Lasciargli un oggetto transazionale. Che sia il peluche o la copertina, è un gesto dal significato “magico”, che fa sentire il bambino a casa anche quando è fuori, come una parte di sé che lo segue anche in trasferta, che gli tiene compagnia e lo consola, che sa di famigliare.
  • Al ritorno, dedichiamogli del tempo. Al nostro rientro, facciamogli tante coccole, diciamogli che ci è mancato, chiediamogli che cosa ha fatto durante la nostra assenza. Insomma, dedichiamogli del tempo, senza distrarci e senza chattare col telefonino. 
  • Accettiamo il suo broncio. Può capitare che lo troviamo di malumore nei nostri confronti: in tal caso bisogna rispettare i suoi tempi, restar sereni e non rimproverarlo perché non si mostra felice di rivederci. La nostra espressione calma a poco a poco lo tranquillizzerà. 

domenica 19 aprile 2015

Quali letture si possono fare sullo svezzamento?

In merito allo svezzamento, ti consiglio di leggere "Io mi svezzo da solo. Dialoghi sullo svezzamento" di Lucio Piermarini, un pediatra che, dopo aver operato negli anni in cui gli eventi naturali sono stati ampiamente medicalizzati a favore delle crescenti industrie farmaceutiche, di alimenti e prodotti per l'infanzia, è tornato a riflettere su una visione più naturale dell'alimentazione del bambino, vista come il naturale e graduale passaggio dall'allattamento all'introduzione di altri cibi (alimentazione complementare). 
Il libro si legge in un soffio ed é davvero in grado di spegnere l'ansia da svezzamento, ricordandoci che mangiare cibi solidi fa parte del nostro essere al mondo! 
Ti consiglio se non l'hai ancora fatto, di iniziare a portare il tuo bimbo a tavola con voi per poter osservare la sua curiosità e attenzione nel vedervi mangiare. In questo modo potrai valutare, con i tuoi familiari, se il bambino è pronto e interessato ad assumere altri alimenti. Vedrai che, avendo aspettato i suoi segnali, quando gli proporrai le prime pappe mangerà un po' di tutto e con gusto!
In genere il periodo più indicato per introdurre alimenti diversi dal latte è intorno al 6° mese di vita, poiché è stato osservato che i bambini in questo periodo perdono il riflesso di estrusione della lingua, iniziano ad effettuare movimenti con la mandibola propedeutici alla masticazione, formano gli enzimi utili alla digestione e manifestano l'interesse verso il cibo.
Presto dedicheremo un articolo su questo argomento, non esitare a fare altre domande se lo desideri.

sabato 21 marzo 2015

COME RESISTERE ALLA TENTAZIONE! esperimento di Marshmallow

L'esperimento del Marshmallow ovvero: "Come resistere alla tentazione?"

marshmello test
Immagine tratta da Garcìa Media
Oggi vi presentiamo un esperimento condotto negli anni '70 dallo psicologoWalter Mischel presso laStanford University(California, USA). Si tratta di uno studio sullagratificazione differita(delayed gratification) che si propose di indagare la capacità dei bambini, dai 3 anni in su, di attendere e contemporaneamente resistere ad un desiderio immediato e impulsivo, per ottenere in un secondo momento una maggiore ricompensa.

marshmello test
Immagine tratta da seriouseat.com
Vediamo nello specifico come si svolse l'esperimento.
In una stanza priva di elementi possibilmente distraenti, il bambino veniva fatto accomodare su una sedia e aveva davanti a sé un tavolo e un piatto nel quale, lo sperimentatore aveva messo un Marshmallow (una caramella morbida e zuccherosa, molto invitante per i piccoli!) dando semplici ma chiare istruzioni: "Se aspetterai e non mangerai la caramella finché non rientro nella stanza, ne avrai un'altra al mio ritorno". Una telecamera nascosta riprese il comportamento dei bambini, a questo punto soli con il proprio contrasto interioreaspettare e averne due, o mangiare subito il goloso dolcetto?

the marshmallow test
Immagine tratta da Daylimail
Fu davvero interessante e anche divertente osservare le reazioni di ognuno di loro: nei movimenti, nella mimica facciale e nelle parole si leggeva chiaramente il grandedilemma emotivo e cognitivo che stavano vivendo.Mischel, nell'esperimento originale, osservò come i bambini misero in atto diverse strategie per superare la prova: qualcuno allontanava il piatto da sė, qualcuno si copriva gli occhi con le mani e qualcuno invece decideva di mangiare immediatamente la morbida caramella!
Solo un terzo dei seicento bambini che parteciparono all’esperimento riuscì a resistere alla tentazione durante i quindici lunghissimi minuti in cui lo sperimentatore si assentava, ricevendo quindi il secondoMarshmallow promesso.
I risultati iniziali della ricerca rivelarono che ad un'età più elevata poteva corrispondere una maggiore capacità di controllo e di attesa (l'esperimento originario è stato svolto in una scuola materna, coinvolgendo bambini di 3-6 anni).


Sedici anni dopo questa prima osservazione, uno studio longitudinale fece emergere nuove e interessanti conclusioni. Attraverso la raccolta di follow-up effettuati nel 1988 e nel 1990, il ricercatore ebbe modo di monitorare i partecipanti dell'indagine originaria, ormai adolescenti e giovani adulti, somministrando loro alcuni questionari allo scopo di valutare i vari aspetti del loro carattere e la loro carriera scolastica.
Emerse che, coloro che erano stati capaci di esercitare un controllo sugli impulsi immediati, ottenevano risultati scolastici migliori e venivano descritti dai familiari come individui maturi e responsabili.
L’esperimento, opportunamente modificato, è stato riproposto agli stessi soggetti, ormai quarantenni, nel 2011. Questa volta i ricercatori si sono domandati se la capacità di autocontrollo fosse una caratteristica individuale, quindi innata, o potesse invece essere appresa.
Indagarono inoltre su come la capacità di differire l'impulso immediato si poteva esprimere in termini di differenze neurobiologiche. I risultati dimostrarono che i soggetti che da bambini non furono in grado di controllare l’impulso, da adulti ripresentavano la medesima tendenza.
Questi dati misero dunque in luce come la capacità di controllare gli impulsicorrisponda ad una caratteristica individuale relativamente stabile negli anni.